L’obbligo di fatturazione elettronica per tutte le operazioni effettuate nei confronti di soggetti passivi Iva nonché di privati consumatori è ormai in vigore dal 1° gennaio 2019.

Una legge che non ha colto nessuno di sorpresa, perché lungamente annunciata. Tuttavia, il primo trimestre di debutto è rimasto caldo per tutte le singole partite IVA e per le società di ogni taglia e misura.

Infatti, i soggetti coinvolti, tutti i titolari di partita IVA, hanno dovuto iniziare ad emettere fatture esclusivamente in formato elettronico, con un semestre di tolleranza promosso dall’Agenzia delle Entrate che terminerà a fine giugno.

Sono esclusi dall’obbligo solo i soggetti passivi Iva che si avvalgono del regime di vantaggio (c.d. regime dei minimi) e del regime forfettario.

Le esperienze degli operatori coinvolti

Sergio Pellone, commercialista, Partner di TALEA Tax Legal Advisory, dà il suo parere su questo caldo trimestre.

Si è assestato il processo per i vostri clienti?
Dopo una fase di difficoltà iniziale, possiamo affermare che i clienti di medie dimensioni hanno risposto positivamente a questo obbligo normativo e stanno assumendo crescente consapevolezza verso questo nuovo strumento. Sono state particolarmente apprezzate quelle piattaforme software che consentono al cliente di monitorare tutto il ciclo attivo e passivo di fatturazione.

Quali problematiche rimangono aperte?
Per i clienti di piccole dimensioni l’inizio è stato più complesso ed hanno fatto ampio ricorso al supporto dello studio; ora lo step successivo sarà quello di rendere autonomi anche i piccoli in quanto la gestione della fatturazione elettronica non può essere delegata, si tratterà di superare le difficoltà nel periodo iniziale.

Come Studio abbiamo registrato una bassa percentuale di fatture scartate dal SDI, scarti dovuti essenzialmente a meri errori formali (codice destinatario sbagliato, partita Iva sbagliata). Alcune problematiche ci sono state, ma bisogna dare atto che il sistema di Interscambio ha retto bene l’impatto di questo avvio.